Dichiarazione di non sottomissione

A uso e consumo dei musulmani e di coloro che non lo sono. “Un dovere di non sottomissione ci assilla, sia dentro noi stessi sia contro quelle forme di schiavitù che hanno portato a questa situazione di prostrazione”: l’appello che questo piccolo libro di Fethi Benslama ha  lanciato sembra essere stato recepito. Lo testimonia lo slancio rivoluzionario che si è generato dalla Tunisia e che poi si è propagato nel 2011 in tutto il mondo arabo. E soprattutto il fatto che le analisi e le proposte che questo testo solleva hanno trovato una loro conferma, anche davanti alla ripresa virulenta del terrorismo islamico e il colpevole abbandono da parte dell’Europa dei movimenti giovanili dei paesi mediterranei.

12,00

COD: ISBN 978-88-6278-042-1 Categoria:

Descrizione

A uso e consumo dei musulmani e di coloro che non lo sono. “Un dovere di non sottomissione ci assilla, sia dentro noi stessi sia contro quelle forme di schiavitù che hanno portato a questa situazione di prostrazione”: l’appello che questo piccolo libro di Fethi Benslama ha  lanciato sembra essere stato recepito. Lo testimonia lo slancio rivoluzionario che si è generato dalla Tunisia e che poi si è propagato nel 2011 in tutto il mondo arabo. E soprattutto il fatto che le analisi e le proposte che questo testo solleva hanno trovato una loro conferma, anche davanti alla ripresa virulenta del terrorismo islamico e il colpevole abbandono da parte dell’Europa dei movimenti giovanili dei paesi mediterranei. Ci si può quindi approcciare a questo libro come a un puntuale commento di ciò che ha reso necessario le attuali insurrezioni, senza tuttavia perdere di vista che le rivolte, per quanto imponenti e spettacolari possano essere state le cadute dei tiranni, non bastano a fare una rivoluzione, che devono passare ancora anni e sacrifici di altre generazioni affinché possa accamparsi una stagione di libertà e di diritti. I cambiamenti desiderati vanno a scontrarsi con le resistenze consce e inconsce che le società arabe devono affrontare di nuovo, a partire ovviamente dalla collocazione da riservare all’Islam, posta in gioco fondamentale della guerra mostruosa che oggi si sta sviluppando per esempio fra la Siria e l’Iraq. Guerra condotta a nome dell’Islam, ma contro gli stessi musulmani. Sicché a tutti gli effetti, rimane centrale interrogarsi nei processi di transizione in atto, sia prima che durante il loro sviluppo su cos’è l’Islam per i musulmani e per i non musulmani. Poiché come Benslama sa, l’Europa e l’Occidente non sono fuori da questo interrogativo bensì dentro da protagonisti spesso in negativo di malintesi e di inaccettabili manipolazioni che ritardano o arrestano le possibilità di tali cambiamenti libertari.