Egitto: la rivoluzione tradita
L’analisi del post-rivoluzione in Egitto, che qui propone Vincenzo Mattei, descrive l’arco temporale che va dal giugno 2012, giorno delle elezione di Mohamed Morsi, fino ai giorni nostri. Sono definite le linee delle strategie politiche seguite dalla Fratellanza Musulmana, l’inadeguatezza di Morsi al governo del Paese, gli errori da lui perpetrati fino al fallimento del luglio 2013.
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Descrizione
Descrizione prodotto di Vincenzo Mattei Egitto: la rivoluzione tradita e la fine delle ideologie islamiche L’analisi del post-rivoluzione in Egitto, che qui propone Vincenzo Mattei, descrive l’arco temporale che va dal giugno 2012, giorno delle elezione di Mohamed Morsi, fino ai giorni nostri. Sono definite le linee delle strategie politiche seguite dalla Fratellanza Musulmana, l’inadeguatezza di Morsi al governo del Paese, gli errori da lui perpetrati fino al fallimento del luglio 2013. Nelle pagine appaiono nitidi i poteri mai sopiti dei burattinai fuloul, gli appartenenti al vecchio regime, nascosti nei ministeri e probabili finanziatori delle proteste dei Ribelli. Si delinea man mano tra le righe del libro, la figura del generale Abdel Fattah Al Sisi che abilmente invade la scena politica egiziana con una campagna di comunicazione di forte impatto nazionale e internazionale. Di Al Sisi, l’autore ne disegna la sagace costruzione dell’immagine come difensore di un ordine necessario, dopo la ribellione, che il popolo calato nella precarietà richiede. Mattei, che da sette anni vive al Cairo, ricostruisce, in modo puntuale i nodi istituzionali che sorreggono il difficilissimo cammino egiziano verso la democrazia, le contraddizioni che rappresentano il terreno adatto per l’impianto di poteri autoritari come quello dei militari. Si delineano, allora, le prevedibili conseguenze che se da una parte portano all’esaurirsi del dissenso nel paese, il crescere della strategia del terrore, dall’altra, con il fallimento di Morsi, indicano l’inizio della fine dell’ideologia islamista. Così il nuovo potere dei militari prova a giustificare il suo intervento repressivo quale baluardo contro la violenza terroristica e il ritorno alla normalità dell’Egitto. (G.M. Geraci)