Harraga bruciare per l’Europa
“Harraga”, “bruciare” le frontiere del mare, cercare un “altrove”. L’Italia, l’Europa, vuol dire per i migranti tunisini realizzare un atto di insubordinazione che ha l’aspetto di una messa a rischio totale del proprio essere: è questo il destino degli harraga. Gettandosi nel mare madre, realizzano inconsapevolmente un imperativo categorico: quello di un “desiderio di Occidente”, che è allo stesso tempo una scelta forzata e feroce.
Gli harraga, divisi fra la speranza di un “salto epico” che possa salvarli e la sofferenza dell’abbandono, tra schegge e scrocchiolii, nell’attraversata cercano il luogo impossibile della fiducia in sé stessi.
A partire da questo, che il giovane e brillante psicanalista tunisino Wael Garnaoui ci conduce nelle storie di chi parte, di chi è costretto a bruciare, quali le motivazioni profonde di tale scelta e, nella sua indagine diretta, mostra anche il ruolo centrale delle madri nella pulsione migratoria dei figli, sottolineando la funzione dei dispositivi frontalieri e l’impatto della chiusura delle frontiere sul divenire dei migranti.
Come egli stesso precisa: “Decolonizzare il pensiero che pensa le frontiere significa smascherare le resistenze politiche, oggettive e simboliche che si profilano attorno alle frontiere: un meccanismo destinato a gestire popolazioni, a trasformare desideri, a perpetrare la logica stessa della colonizzazione”.
Questo libro rivela la psicopatologia dell’emigrazione, vista attraverso gli occhi di uno psicanalista mediterraneo, e al tempo stesso offre uno strumento prezioso per interpretare il malessere dell’emigrazione tunisina, impossibilitata a realizzarsi e spesso pronta a morire nel tentativo di lasciare la propria terra.
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