I giardini segreti di Mogador

Quello che le donne chiedono. Essere dentro il loro giardino segreto. Germogliare insieme nel corpo. Parlare con la sua stessa voce. I Giardini segreti di Mogador di Alberto Ruy Sánchez, raffinato scrittore messicano, raccontano quanto impossibile sia prestare le parole per dissetare Hassiba, novella Sherazade, cui il suo uomo ogni notte deve descrivere un nuovo giardino per avere accesso al suo amore.

18,00

COD: ISBN 978-88-6278-018-6 Categoria:

Descrizione

Quello che le donne chiedono. Essere dentro il loro giardino segreto. Germogliare insieme nel corpo. Parlare con la sua stessa voce. I Giardini segreti di Mogador di Alberto Ruy Sánchez, raffinato scrittore messicano, raccontano quanto impossibile sia prestare le parole per dissetare Hassiba, novella Sherazade, cui il suo uomo ogni notte deve descrivere un nuovo giardino per avere accesso al suo amore. Sorta di piramide rovesciata delle Mille e una notte, dove al centro della scena non sono i desideri dell’insoddisfatto signore, ma i fantasmi labirintici, senza entrata né uscita, in cui il giardiniere si deve aggirare per immedesimarsi in ogni possibile cosa: Ci misi del tempo a capire che dovevo trasformare completamente i movimenti, il modo di ascoltarla, lo sguardo; doveva essere un’altra la musica del sangue, la pazienza del tatto. Poiché, Hassiba, sacerdotessa inafferrabile, dea del mistico giardino, chiede di toccare dentro di lei ciò che non è, e che pure le è necessario come l’aria che respira. Per averla il suo giardiniere deve accarezzarla con le parole fino a sfinire la sua pelle. Sicché l’eros stesso deve trovare un suo linguaggio per descriversi senza mediazione. Il corpo deve farsi racconto. I Giardini segreti di Mogador segnano, così, una spirale dopo l’altra, l’avvicinamento incantato alla stanza dorata dei desideri; la geografia segreta in cui ai luoghi del corpo corrispondono i diversi angoli del giardino, la mappa dei fiori, delle piante, degli odori, dei venti, dei colori, dei frutti da assaggiare. Il farsi grandi orecchie di occhi di quel primo giorno in cui lei si è svegliata e ha visto. Sicché ogni cosa diventa la cosa che incontra in amore. E l’altro diventa voce del suo sguardo. Aria in cui muovere le proprie ali. Fuoco in cui nutrire le proprie radici. Polvere che sfiora il suo corpo. Come per il suo maestro Roland Barthes, di cui Alberto Ruy Sánchez è stato per lungo tempo allievo, ne viene fuori un arazzo nel quale la scrittura stessa si fa corpo e ordine onirico del discorso amoroso.