Il dono dell’occhio
Alfonso Guida ne Il dono dell’occhio fa nomi di alberi e uccelli che fanno piangere per quanto sono belli, si sente che ha rami e nuvole appena fuori dalla finestra, che ha un cielo leggerissimo sul tetto o le mandrie celesti dell’inverno: il poeta ingaggia un continuo corpo a corpo con gli alberi, le pietre, le averle, il cielo – e le parole cadono come oggetti naturali su questo mondo stratificato: una esattissima civiltà italiana dei paesini limitrofi a Matera, piena di incontri bruschi, spicci, ardenti e insieme il tempo vuotissimo e sospeso dei mistici e ancora, avanti, la lingueggiante desolazione dei reparti psichiatrici, il tremendissimo dolore umano che si poteva evitare.
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Descrizione
Alfonso Guida ne Il dono dell’occhio fa nomi di alberi e uccelli che fanno piangere per quanto sono belli, si sente che ha rami e nuvole appena fuori dalla finestra, che ha un cielo leggerissimo sul tetto o le mandrie celesti dell’inverno: il poeta ingaggia un continuo corpo a corpo con gli alberi, le pietre, le averle, il cielo – e le parole cadono come oggetti naturali su questo mondo stratificato: una esattissima civiltà italiana dei paesini limitrofi a Matera, piena di incontri bruschi, spicci, ardenti e insieme il tempo vuotissimo e sospeso dei mistici e ancora, avanti, la lingueggiante desolazione dei reparti psichiatrici, il tremendissimo dolore umano che si poteva evitare. Quello di Guida è uno stare dentro le macerie del linguaggio e dell’anima, un osservare la catastrofe fino a che si compia un nuovo ordine, fino a che i successivi svelamenti e accensioni si compongano nel consueto “stile”. Il solo ponte sopra le rovine, l’arco altissimo che porta Alfonso Guida da una riva all’altra del fiume di sangue è questa liturgia della lingua… anch’essa nuda e indifesa nel chiedere lo sforzo a noi lettori di prenderla per mano e andarle dietro, nel suo mondo bombardato e sotterraneo e primordiale e illogico, come seguissimo una nuova specie di Alice, una “variazione bellica” della Alice di Carroll. Ecco che il tempo che ci voleva è stato e le macerie si sono organizzate nello stile di un rinato. Noi non possiamo smettere di essere felici per questo corpo salvo di poeta che ci darà altra gioia. Alfonso Guida nasce a San Mauro Forte nel 1973. Nel 1998 vince il premio speciale “Opera Prima” Dario Bellezza con la raccolta Il sogno, la follia, l’altra morte a cura del Laboratorio delle Arti Milano. Nel 2002 vince il premio Montale con la plaquette Le spoglie divise (Quindici stanze per Rocco Scotellaro). Nel 2004 vince il premio Laboratorio delle Arti per la sezione “Antologia d’autore”. Suoi versi sono apparsi su diverse riviste e antologie italiane, fra i quali “Poesia”. Ha tenuto numerose letture al Festival Internazionale del Mediterraneo. Ha approfondito in particolare l’opera dei poeti Dario Bellezza, Amelia Rossella e Paul Celan.