Il sogno di Ursula

Il sogno di Ursula è un romanzo epico al femminile: Ursula anela e rivendica la propria indipendenza e, insieme, il proprio diritto a vivere l’amore. Il conflitto spesso irrisolto – essere libere e indipendenti senza che ciò comporti la rinun­cia all’amore – è rappresentato mediante la storia di ognuna delle vergini che intraprendono il viaggio lun­go il Reno, in un’epoca di smarrimento esistenziale in cui il mondo si rivela pieno di pericoli e di rischi: le carestie, le malattie infettive mortali, ma anche le tortuosità del desiderio e l’ambivalenza tra l’odio e l’amore e/o il timore suscitato dal desiderio di amare ed essere amate per ciò che si è (e non per il ruo­lo che si dovrebbe rivestire).

16,00

COD: ISBN 978-88-6278-027-8 Categoria:

Descrizione

Il sogno di Ursula è un romanzo epico al femminile: Ursula anela e rivendica la propria indipendenza e, insieme, il proprio diritto a vivere l’amore. Il conflitto spesso irrisolto – essere libere e indipendenti senza che ciò comporti la rinun­cia all’amore – è rappresentato mediante la storia di ognuna delle vergini che intraprendono il viaggio lun­go il Reno, in un’epoca di smarrimento esistenziale in cui il mondo si rivela pieno di pericoli e di rischi: le carestie, le malattie infettive mortali, ma anche le tortuosità del desiderio e l’ambivalenza tra l’odio e l’amore e/o il timore suscitato dal desiderio di amare ed essere amate per ciò che si è (e non per il ruo­lo che si dovrebbe rivestire). Una rivendicazione di emancipazione per la quale allora come ora le donne pagano spesso il prezzo più alto – la propria vita – a una società che continua a volerle sottomettere con la forza. Non a caso già nella leggenda di sant’Orsola era stata enfatizzata la santità della donna che pur di non cedere alla violenza sessuale subisce il martirio: dalle cronache dell’epoca traspare infatti che uno de­gli argomenti che più toccavano l’opinione pubblica negli scontri militari fosse proprio quello delle donne, madri di famiglia, giovani vergini o monache strappa­te alla sicurezza delle loro abitazioni e rese oggetto di violenze da parte degli invasori. La quasi spensierata e leggiadra brutalità degli uo­mini, soggiogati emuli di padri trionfanti, non impe­disce ad Aetherius di rappresentare l’amore al quale Ursula deve rinunciare in cambio della propria liber­tà; egli rimane comunque l’og­getto d’amore di Ursula, anche quando la paura di perdere la propria libertà la induce ad allontanarsi, a fuggire dalla possibilità di amare e di essere amata. La fuga è un movimento continuo e ripetitivo poiché ciò che contraddistingue il fuggire è il suo essere le­gato indissolubilmente alla ricerca di sé che Ursula rispecchia dentro e fuori dal testo. L’arte della fuga implica saper perdere, sapersi lasciare alle spalle le vite precedenti pur di emanciparsi e raggiungere l’in­dipendenza (economica ma anche affettiva). La fuga, dunque, il naufragio dell’esilio che nella lontananza fa del corpo l’unica dimora in cui trovare confor­to, diviene per Ursula la maniera di comprendere se stessa, la vita e il mondo.