Inattualità della psicoanalisi
Da qualche decennio, in Occidente, si è imposto un paradigma culturale che denuncia la presunta fragilità delle istanze simboliche come l’effetto della presunta debolezza dell’autorità paterna. La sua declinazione in campo psicoanalitico ha diffuso una lettura della contemporaneità che attribuisce al cosiddetto declino del Padre la responsabilità delle principali e più insidiose manifestazioni psicopatologiche contemporanee.
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Descrizione
Da qualche decennio, in Occidente, si è imposto un paradigma culturale che denuncia la presunta fragilità delle istanze simboliche come l’effetto della presunta debolezza dell’autorità paterna. La sua declinazione in campo psicoanalitico ha diffuso una lettura della contemporaneità che attribuisce al cosiddetto declino del Padre la responsabilità delle principali e più insidiose manifestazioni psicopatologiche contemporanee. Da quale contesto culturale hanno preso spunto tali teorie ‘decliniste’? Qual è il loro presupposto ideologico? Per quale motivo sostengono la piena coincidenza tra la funzione paterna e il sistema simbolico? Quali implicazioni etiche e politiche comportano? Che tipo di pratica clinica promuovono? E, soprattutto, perché riconducono i fenomeni sintomatici attuali all’oramai ben nota formula dell’evaporazione del Nome del Padre che caratterizzerebbe le nostre società? È a queste domande che il libro intende rispondere: partendo dalla constatazione che, dal secondo dopoguerra in poi, la psicoanalisi ha iniziato ad accogliere ‘domandanti’ che Sigmund Freud avrebbe sicuramente escluso e, di conseguenza, a trattare domande insolite (diverse da quelle tradizionali, non perché trasformate dalla supposta crisi dell’autorità paterna, ma poiché provenienti da fasce della popolazione la cui sofferenza la psicoanalisi non aveva fino ad allora intercettato), l’autore riscontra la necessità di aggiornare la tecnica psicoanalitica, storicamente ideata e validata per il trattamento di una ristretta ed esclusiva classe sociale (la medio-alta borghesia e l’aristocrazia mitteleuropea). Necessità che, tuttavia, deve tener conto dei presupposti teorico-clinici che fondano la psicoanalisi, al fine di evitare che l’adeguamento della tecnica alle inedite forme cliniche che riceve, comporti un suo radicale snaturamento. Pe questo motivo, la figura dell’analista è al centro del lavoro del libro: la sua postura, il suo atto, il suo desiderio costituiscono, infatti, gli elementi invarianti (di cui l’autore estrae, dalla lettura dell’intera opera di Jacques Lacan, i tratti più caratterizzanti) che qualunque processo di adeguamento della tecnica (pur se necessario) deve saper conservare.