Io sono un dancer
Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo stratagemma narrativo Ferıdun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca in Io sono un dancer la sua storia: quella di un bambino poverissimo proveniente da İnegöl, un piccolo villaggio della Marmara, il suo diploma di ballerino classico, la sua carriera fra Ankara e Hannover.
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Descrizione
Io sono un dancer memorie di un ballerino fra Ankara e Hannover Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo stratagemma narrativo Ferıdun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca in Io sono un dancer la sua storia: quella di un bambino poverissimo proveniente da İnegöl, un piccolo villaggio della Marmara, il suo diploma di ballerino classico, la sua carriera fra Ankara e Hannover. Mentre l’autobus cammina, Ulusoy fa affiorare i suoi ricordi: il rapporto irripetibile con la madre Fahriye, il fortunato incontro con Zio poliziotto, le buone minestre e i libri nella casa di Remzi e Remziye, il ballo con Margot Fonteyn, gli amori giovanili, la difesa della bella Nurcan.
Dentro queste vicende personali, si snoda la storia più grande della Turchia che inevitabilmente si incrocia con quella privata. La memoria dello scrittore ritorna, così, alla mattina del 27 maggio 1960, quando l’esercito impone al Paese un colpo di Stato che interrompe la democrazia e arresta l’esperienza dello Zio Presidente Celâl Bayar. I ricordi del narratore ogni volta saranno momentaneamente interrotti dalla conversazione con i due giovani passeggeri: Azamet tipografo e aspirante cantante e Buse masticatrice di chewing gum e divoratrice di telenovele, entrambi abitanti di due quartieri degradati di Ankara.
Il loro linguaggio, le smorfie, i tic, il loro comportamento, disegnano man mano il malessere che attanaglia le nuove generazioni, preda della televisione e del consumismo. In questo andirivieni fra passato e presente, fra memoria e attualità, mentre l’autobus procede nel suo viaggio, l’autore, fa emergere le tracce di una coscienza possibile. Io sono un dancer non vuole essere, allora, per Ferıdun Ulusoy, solo un’autobiografia ma un modo per dare senso a un percorso di vita straordinario. Vuole forse suggerire a noi una maniera di stare di fronte e oltre le cose. Non arrendersi ma vivere la propria esperienza nel modo più totale possibile.