Le voci di piazza Tahrir
Una narrazione effervescente, propulsiva, da parte di uno dei protagonisti de “I giorni di piazza Tahrir”, la piazza nel cuore del Cairo che ha saputo sorprendere il mondo con la sua rivoluzione pacifica e non violenta che Mohamed Shoair, giovane e brillante giornalista egiziano, non esita a chiamare rivoluzione che ride poiché: “Per la prima volta assistiamo a movimenti di protesta o rivoluzioni che abbattono il dittatore cantando e ballando, ascoltando musica e declamando poesie”.
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Descrizione
Un racconto coinvolgente ed entusiasmante dei primi giorni della Rivoluzione egiziana, un personale resoconto degli avvenimenti contestuali e successivi alle dimissioni di Mubarak, che hanno dato speranza ad un popolo. A parlarne è uno straniero, un giornalista che vive dal 2006 a Il Cairo, attraverso la propria esperienza e quella di chi ha aspettato e desiderato questa Rivoluzione. Un quadro complesso e realistico viene dipinto dalle voci dalla gente di piazza Tahrir, scrittori, artisti, bloggers ma anche politici, i protagonisti della Primavera Araba, intervistati dall’autore durante l’evolversi politico delle vicende. Emblematica è l’intervista all’allora non ancora Presidente della Repubblica, Mohamed El Morsi, che mostra la mediazione e la sagacia politica dell’intera organizzazione dei Fratelli Musulmani. Il diario di quei giorni di euforia segue gli avvenimenti della fine del 2011 e il lettore ritrova lo stesso pathos con cui lo scrittore ha vissuto la svolta egiziana nella descrizione degli scontri cruenti di via Moahmed Mahmud, uno scorcio avvincente tra i bagliori degli spari e i fumi dei lacrimogeni. La post-rivoluzione con i suoi interrogativi e i suoi attori politici prende forma nell’analisi sviluppata da Vincenzo Mattei che, con estrema lucidità, trae le somme di una situazione ancora in bilico. La valutazione socio-politica delle forze in campo, dagli Shabab, i ragazzi della piazza (che rischiano per mancanza di organizzazione di rimanere emarginati dall’evolversi della Rivoluzione), ai Fratelli Musulmani, relativi vincitori, fino ai militari, inizialmente alleati della Rivoluzione e successivamente abili destabilizzatori sociali, evidenzia quanto l’Occidente non abbia realmente compreso cosa si urlava nella piazza della capitale egizia. Amarezza e disillusione ma anche speranza nelle voci che arrivano dall’Egitto.