Minima mediterranea
Un puzzle. Uno di quelli da bambini, con sole cento tessere da mettere in ordine. Apparentemente molto facile e semplice: solo che manca lo schema di riferimento, ovvero non è fornita alcuna istruzione, e ognuno può ordinare e attaccare le forme a suo piacimento. Passando dagli oggetti (alcuni abbastanza bizzarri), agli arabeschi di parole, ai ricordi, ai precetti dell’Islam e alla cucina, con sapide ricette. Oltre a qualche personaggio da riscoprire, monumenti, sogni, invenzioni e qualche poesia. Troppo ? No, se si consuma con discrezione. Il quadro così composto – di liberissima interpretazione – consegna al lettore una visione del mondo islamico (ma non solo di quello perché c’è dentro, sempre e imprescindibile, tanto Mediterraneo) che è anche un caleidoscopio. Un gioco, ma serio, e senza troppe regole imposte, anzi: nessuna. Ognuno dei cento pensieri si lega, naturalmente, ad altri, in una altalena di emozioni: quelle di un viaggiatore, appassionato e mai stanco, che ha attraversato mari, deserti, città e villaggi e anche la storia e, da buon archeologo, ne ha raccolto i cocci che, appunto ricomposti un po’ a casaccio, adesso cerca di condividere.
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