Una citta’ senza palme

Dalla finestra, in lontananza, si vede il chiarore del mattino e il vecchio mugnaio che guarda girare la noria del suo mulino. Ed io ascolto il susseguirsi dei racconti. E come dietro la spinta dell’acqua gira la noria del mulino, così nei miei ricordi girano uno dietro l’altro i racconti; e come la macina stritola i chicchi del grano, così la mia mente scompone le storie di mia madre, di mio padre, di mia nonna e le mie. E ora alla mia età, trascorsa da tempo la gioventù, mi è chiaro che il passato è diventato la mia storia.

14,00

COD: ISBN 978-88-6278-005-6 Categoria:

Descrizione

Una città senza Palme, dello scrittore egiziano Tarek Eltayeb, è il racconto di Hamza, un giovane cresciuto in campagna con i valori morali propri di una società musulmana rurale. Hamza lascia la casa natale, in Waddinnàr, un villaggio del Sudan, con il sogno di un lavoro nel mondo nuovo, che però non è l’Occidente, ma un altro Paese simile al suo, l’Egitto. Pur appartenendo i due Paesi arabi alla medesima cultura, egli si sente straniero, non riesce nemmeno a capire la lingua parlata dai nuovi vicini.

La descrizione che il protagonista dà della città sconosciuta è quella di chi non sa capacitarsi di cose mai neppure immaginate: la folla in continuo movimento, i locali sulla strada, i vestiti della gente. La città lo sommerge, impedendogli persino di attraversare la strada per la quantità di persone e di auto. Tutto il racconto è pervaso dalla meraviglia suscitata dal primo impatto del ragazzo con un mondo sconosciuto: i caffè, il mercato dei cereali e delle spezie. A tratti, i caratteri dei protagonisti fanno pensare a Naguib Mahfuz, che dipinge la realtà popolare con tutti i suoi colori. Il tutto attraverso gli occhi di un ragazzo audace e intraprendente, che vorrebbe salvare madre e sorelle dalla fame.

La lingua è spontanea e al contempo ricca e incisiva; scorre inseguendo gli avvenimenti senza intoppi o complicazioni, dando un senso di grande e variopinta vivacità ai luoghi e alle persone del racconto. Un racconto che fa pensare a migranti di altre latitudini, come quelli raccontati dal regista Crialese nel film “Nuovomondo”.