Ho conosciuto Lawrence Ferlighetti nel Febbraio 2003 a San Francisco. Un anno prima, la sua casa editrice City Lights aveva pubblicato col titolo ‘Sealed in Stone’ il mio libro ‘Anno 1424’ (Marsilio 1976, e in n. e. ‘La Murata’, 1991). Quella era stata per me una grande sorpresa e mi ero ripromessa di incontrare un giorno Ferlinghetti. In viaggio in America, eccomi dunque a San Francisco. Avevo preso appuntamento alla mitica libreria City Lights. Nessun MegaStore, ma una piccola graziosa costruzione inizi ‘900 con ampia vetrina su strada, comode poltroncine all’interno tra scaffali e pile di libri. Ero emozionata e intimidita, ma Ferlinghetti e Nancy Peters (allora co-proprietaria e collaboratrice della libreria e delle edizioni), mi ricevettero con affabile cordialità e mi misero subito a mio agio. Ci sedemmo attardandoci a parlare, poi andammo in un vicino ristorante. E siccome gli eventi attorno a noi incombevano con un martellante clima propagandistico bellico che preparava all’invasione dell’Iraq, condividemmo sdegno, timori e il sentimento che una guerra insensata, foriera di nuove vittime, dolori e rovine, era alle porte….. Ferlinghetti mi disse che la storia del mio libro – ambientata in un periodo di funeste guerre del tardo Medioevo – e i personaggi in rivolta contro le brutalità e insensatezze che li attorniavano, gli sembravano buona metafora dei tempi in cui vivevamo. Il libro gli era stato proposto dall’amico filosofo Arthur Bierman, per lunghi periodi residente in Italia, che lo aveva tradotto.
Conoscendolo, mi fu chiaro che la narrazione sin troppo folkloristica costruita, anche in Italia, sul ‘personaggio’ di Ferlinghetti e attorno agli esponenti della Beat Generation, non corrispondeva del tutto alla realtà. Lui stesso teneva a precisare che aveva offerto loro subito sostegno editoriale e ne era stato amico, ma non era stato uno dei Beat… In profonda rivolta, si, lo era, ma sempre volgendosi ad un impegno e lavoro di fondo militante. Lui, che aveva vissuto da bambino momenti di sofferenza e sballottamento (morte del padre, madre in manicomio, viaggi e traslochi con una zia, breve soggiorno in orfanotrofio, infine accolto in una famiglia di adozione) non aveva avuto bisogno di esperienze esotiche o droghe quanto piuttosto di sentirsi parte di una famiglia umana allargata e fraterna e far valere un attivo impegno politico per un più giusto assetto sociale. Nella California degli anni 50/60 lui, che era nato a New York, aveva trovato il clima culturale e umano adatto, vi si era radicato, aveva messo su famiglia e, nel 1953, oltre a partecipare con scritti e poesie alla mobilitazione contro la guerra in Viêt Nam, si era dedicato, con un amico, alla nascita della libreria creando poi da solo l’omonima casa editrice. Aveva iniziato pubblicando una serie di libri tascabili di poesia.
Va ricordato che se ebbe il coraggio di pubblicare i testi della Beat Generation, City Lights avrà anche il coraggio di pubblicare Noam Chomsky, Howard Zinn, e, poi, autori come Tim Wise, nonché autori/autrici Afro-Americani (tra cui Angela Davis), Nativi, Ispanici, Sudamericani, e tanti importanti testi politici contro militarismo, razzismo, ingiustizie sociali, e i ‘nuovi ordini mondiali’. Quando scriveva nel suo Manifesto #1 “poeti, uscite dai vostri armadi, aprite le finestre, aprite le vostre porte…” , intendeva esortarli a riportare la parola nella viva realtà. Io avevo tradotto in Italia alcune sue poesie, e lui, dopo il nostro incontro, me ne mandò una sulla guerra allora già in corso. Cito un paio di versi : « … una ampia paranoia dilaga nel paese (…) E nessuno parla (…) E mentre vengono spazzati via/ tutti gli stranieri immigrati (…) e giovani uomini/ si accingeranno ad uccidere altri giovani uomini/ una volta ancora sui campi di battaglia (…) Nessuno parla (…) / Allora, adesso, è tempo che prendiate voi la parola/ voi tutti amanti della libertà… »
Forse proprio per il suo impegno di pacifista antimilitarista – scelta definitivamente presa, lui raccontava, quando giovane soldato della Marina americana era approdato in Giappone e visto nel 1945 gli orrori provocati dalla bomba atomica a Nagasaki -, e per la sua attiva militanza come autore ed editore su tante questioni cruciali, e poiché rappresentava, e rese visibile, una America considerata ‘radical’, cioè di sinistra, Ferlinghetti fu in qualche modo spesso racchiuso – come a diminuirne la forte valenza -, in una ‘narrazione Beat’ un po’ caricaturale. Lui, lucido, sensibile, nel contempo amabile e riservato, senza pose o protagonismi, ma forte, caustico e determinato quando necessario, andava oltre tutto questo con ironia ed una ‘poesia civile’ che leggeva e portava ovunque in pubblico. dedicandosi anche alla pittura e collaborando con dei musicisti. Nonché determinato a mantenere a tutti i costi aperte la sua casa editrice e la sua libreria, divenute famoso luogo attivo e cruciale d’incontro e diffusione di idee.
È stato scritto che fu ponte tra culture. Si, in una rete di rapporti Inter-trans-culturali, si volse al mondo e verso Europa e Mediterraneo. Oltre a pubblicare opere quali quelle di Prévert a Pessoa, pubblicò più recenti autori quali Abdellatif Laabi, Etel Adnan, Juan Goytisolo, nonché Pasolini e Tabucchi… Fu spesso in Italia, amato luogo d’origine del padre immigrato in America da Chiari (Brescia) nel 1884, mentre la madre era d’origine Franco-Iberico-Sefardita. Ma direi che il vero ponte culturale rimane soprattutto quello da lui e CityLights creato all’interno degli Stati Uniti tra, e con, persone, gruppi, voci e generazioni diverse, tra due Americhe che ogni giorno si confrontano. Lui stesso lo dichiarava quando diceva che City Lights era spazio per quante/quanti rappresentavano un’altra voce, altre analisi, realtà ed esistenze della complessa storia Americana. E questo è stato, e permane, un’importante fonte di ispirazione e punto di orientamento, che ha irradiato nel mondo e ricevuto molti riconoscimenti. Per il suo 90mo compleanno gli mandai una poesia con saluti dall’Italia, e questo lo rallegrò. Rinnovo qui il mio saluto ricordandolo con parole che volano lontano.
T. M.