È Alberobello

Se si pensa ad Alberobello, si pensa a una città di luce e di limpidezza. Ma più che una città essa è il luogo di un popolo che ha partorito nell’alveo della necessità una civiltà propria. Fortuna e sfortuna di questa città. Benedizione e maledizione. Alberobello come tutte le cose nate nella bellezza rischia, nella sua unicità, di vivere un’esistenza tormentata. Poiché è difficile elaborare innanzi a essa uno sguardo rivelatore. Il poeta Giuseppe Goffredo, nato e cresciuto ad Alberobello, insieme a uno dei fotoreporter più importanti del mondo Manoocher Deghati, traccia in questo libro un ritratto avvincente per mettere in evidenza il mistero antropologico e l’incanto della città dei trulli. Alberobello è un luogo. Tutto è stratificato in esso, tutto è immediato. Tutto è evidente, niente è evidente. Stessa sensazione imponderabile si ha attraversando Venezia, aggirandosi per le strade di Sana’a’ o di Matera. Alberobello è un sogno, si dice. Sì, è così. Alberobello forse non esiste. Non è mai esistita. Se ci aggiriamo per le sue strade ci abbraccia uno stupore profondo, eppure, dietro di esso c’è il valore di una civiltà che rivela una predisposizione sapiente degli spazi urbani, la conoscenza profonda dell’ambiente, l’uso armonioso e appropriato delle risorse. Se, allora, guardiamo ai trulli con lo stupore di un sogno, essi ci raccontano della genialità di un popolo che ha saputo elaborare una sintesi culturale fra il Mediterraneo e l’Europa, dal neolitico ai giorni nostri. Questo è il valore riconosciuto dalla
comunità scientifica internazionale dell’Unesco il 6 dicembre 1996 a Mérida (Messico). È questo che deve imparare a difendere e a custodire il popolo delle formiche.

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COD: 978-88-6278-095-7 Categoria: